Luigi Carluccio, 1978
Assistiamo alla maturazione delle capacità espressive di un artista profondamente legato ai valori specifici, tradizionali del dipingere e ai modi più semplici di guardare alla natura, per farne l’oggetto e il soggetto delle proprie opere. Queste si alternano sulle pareti della galleria secondo la distinzione individuata dallo stesso artista, tra il paesaggio come luogo privilegiato dell’esperienza “naturale”, e l’interno, la stanza, come luogo adatto a covare un’esperienza “psichica”, più intima…
(“Panorama”, 11 aprile 1978)
Leggi
Dante Isella, 1983
[…] Ossola, e con Ossola un piccolo gruppo di suoi sodali, uniti da un lavoro diversamente concorde, appartiene a una punta della nostra pittura che sa ormai amministrare, con maturità, le esperienze di fuori casa e quelle di casa, senza snobismi provinciali. Pittura colta, la sua, come ogni vera espressione del nostro tempo, anche la più apparentemente “naїve”, che non punta a un’assunzione indiscriminata di linguaggi e di tecniche, ma a un assorto, paziente colloquio con se stessa…
(Galleria 32, Milano, settembre 1983, Prefazione al catalogo)
Leggi
Giovanni Testori, 1983
Quando, invece di pensare e realizzare mostre pubbliche sotto il segno, spesso equivoco, delle etichette, per dir così, “situazionali”, le quali risultan buone per contenere un’idea e, insieme, il suo esatto contrario, ci si metterà a studiarle e a prepararle con metri più umili e rispettosi, quelli, ad esempio, che si cavano dagli spazi geografici e morali oltre che da quelli cronologici, ci s’avvedrà che, in Lombardia, dopo la generazione che ebbe il suo gran pilastro post-romantico…
(“Corriere della Sera”, 2 novembre 1983)
Leggi
Piero Chiara, 1985
La luce che entra nei laboratori abbandonati, nelle soffitte, nei magazzini silenziosi, nei locali dai quali si è ritirata da tempo ogni presenza umana; la luce che definisce gli spazi e circonda gli oggetti animando di infiniti fosfemi l’impalpabile polvere sospesa negli “interni”, diventa per Giancarlo Ossola materia pittorica, sostanza di un mondo silenzioso, inanimato, dentro il quale vagano essenze, entità, ectoplasmi rapiti dall’Artista ad ogni forma e immersi in un’atmosfera che vibra…
(Istituto Civico di Cultura, Luino, giugno 1985, Prefazione al catalogo)
Leggi
Elena Pontiggia, 1986
[…] Altri elementi si impongono allo sguardo. Una prospettiva ai limiti della regolarità (Interno-sedimenti; Deposito) è continuamente disattesa da spostamenti diagonali, da scarti dinamici che prediligono una visione obliqua. Lo spazio allora si dilata, la parete di fondo diviene lontanissima, il piano d’appoggio si impenna impercettibilmente, caricandosi di lievi ripidità. Oppure, dove lo sguardo è più diretto (Doppio interno; Letto-oggetti) l’infrazione dell’immagine è affidata…
(Prefazione alla mostra personale “Opere 1984 – 1986”, galleria Appiani Arte 32, Milano, marzo 1986)
Leggi
Raffaele De Grada, 1986
Come le architetture sobrie, misurate, certamente fredde e compassate dei pittori novecentisti sono state sconvolte dal terremoto psicologico espressionista di Corrente, così gli ambienti misurati col metro della visione naturalista dei realisti degli anni Cinquanta sono stati agitati dalla ripresa, tra i più giovani, della tendenza a dissacrare il reale naturale, a coglierne il lato più problematico e insicuro…
(“Corriere della Sera”, 16 Aprile 1986)
Leggi
Arturo Carlo Quintavalle, 1986
Per lo storico dell’arte il gioco delle citazioni è quasi passaggio obbligato: Van Gogh del tempo del Borinage; Giacometti nel momento della sua maturità, quando i grigi affilano i contorni e le forme sembrano sinopie affioranti dal profondo della tela: Bacon quando scopre l’orrore della morte sui volti dei suoi personaggi serrati nelle poltrone – carcere, negli antri – recinto, nelle stanze di ossessive memorie. Eppure non basta questo per spiegare Ossola. Elena Pontiggia, in una bella…
(“Panorama”, 20 Aprile 1986)
Leggi
Marina De Stasio, 1987
Giancarlo Ossola, critico d’arte oltre che pittore, ha teorizzato con grande lucidità l’esistenza di una realtà scartata, abbandonata, di uno spazio marginale, e per questo libero e autentico, come terreno possibile per il lavoro dell’artista: ha indicato questa come chiave di lettura per la propria opera, ma anche, in generale, come possibile spazio di ricerca e di verità per l’arte di oggi. Sono testimonianza di questa poetica i suoi dipinti degli ultimi anni, spazi urbani e interni di fabbriche…(“Geografie oltre l’informale”, Milano, Permanente, Gennaio-Febbraio 1987)
Leggi
Giorgio Soavi, 1987
Poche cose mi dispiacciono quanto la confusione, i resti, gli avanzi, il ritratto del disordine e dello sfacelo. Eppure il cinema ama tutto questo, la letteratura non ne fa mistero e, in definitiva, la vita di tutti i giorni, lo spaccato di un minuto secondo ci offre resti, avanzi, disordine e tragedie sulle quali camminano, corrono, o fuggono, vite umane o animali altrettanto sconcertanti…
(“Il Giornale”, Milano 17 maggio 1987)
Leggi
Marco Rosci, 1987
[…] La nuova figurazione di Ossola venne elaborando lungo gli anni 1960 una personalissima immagine fantastica e memoriale, organica e biologica (la biologia della metamorfosi della materia attraverso la dissoluzione e la rinascita in nuove forme) della degradazione della natura, dell’ambiente urbano, dei simboli della civiltà industriale e meccanica e della presenza / assenza dell’uomo…
(Galleria Sorrenti, Novara, maggio – giugno 1987, Prefazione al catalogo)
Leggi
Gian Alberto Dell’Acqua, 1989
[…] Si svolgeva così davanti a me il ciclo [di Villa Arconati] in tutta la sua ampiezza, dagli interni della villa – i saloni e le camere da letto, la galleria, le cucine – alle vedute del giardino e del parco alla francese adorno di fontane e di statue barocche. Appariva subito chiara la forte suggestione esercitata sull’artista da ambienti e arredi evocanti sontuose consuetudini di vita ma ora decaduti e vuoti di umane presenze. Ancora una volta, dunque, egli era stato attratto dal fascino di cose…
(Galleria Appiani Arte 32, Studio d’arte grafica, Milano, mostra itinerante, dall’ottobre 1989. Prefazione alla monografia “ossola – Villa Arconati”, Fabbri Editori)
Leggi
Antonello Negri, 1994
[…] Le fonderie, i depositi, i cantieri dipinti da Ossola si presentano, in effetti, come “foreste di segni”da cui talvolta, prestando occhio e orecchio con grande attenzione, si possono sentire uscire “confuse parole”. Quei luoghi, interni di quel genere, hanno assunto una dimensione di naturalità più intensa rispetto a quanto convenzionalmente si definisce natura: una volta perduti, non si presentano più come luoghi artificiali, il cui “artificio” è, più o meno facilmente, ripercorribile…
(Prefazione alla mostra personale “Dipinti 1990-1994”, galleria Appiani Arte 32, Milano, settembre 1994)
Leggi
Giovanni Raboni 1996
Raccontare un luogo è molto più che descriverlo, ma dipingerlo è ancora di più che raccontarlo – qualcosa come descriverlo, raccontarlo e sognarlo insieme, nel tempo brevissimo e incancellabile di un solo gesto, di un’unica emozione…
(“Interni 1977-1996”, galleria Credito Valtellinese, Palazzo Sertoli, Sondrio, dicembre 1996/gennaio 1997, Prefazione alla catalogo)
Leggi
Luca Pietro Nicoletti 2010
La pittura e le cose
Lo studio di Giancarlo Ossola, nel quartiere Isola di Milano, è un grande ambiente in cui il tempo è immobilizzato ad una data incerta, a partire dalla quale nulla si è mosso. Tutto è immerso in un profondo silenzio. Eppure, a pochi passi, le ruspe e le gru stanno trasformando radicalmente l’assetto del quartiere, senza lasciare la minima memoria o la minima traccia della sua vita passata. Ma nulla di tutto questo riesce a insinuarsi nello studio di Ossola, come mosso da un rifiuto insofferente…
(La pittura e le cose, Spazio Tadini, Milano, 2010)
Leggi
Alberto Pellegatta, 2016
Scrivo queste pagine con gli occhi lucidi, detestando ogni imperfetto, perché un grande maestro della pittura e un caro amico ci ha lasciati. Un pittore colto che ha attraversato da protagonista il secondo Novecento, amico di Vittorio Sereni e presentato, oltre che dai maggiori critici italiani (da Tassi a Arcangeli, da De Micheli a Giovanni Testori ecc.), anche da Giovanni Raboni. Mi manca, e sento che neppure questa mancanza mi appartiene, più di quanto non appartenga a tutti coloro che…
(Palazzo della Permanente, Milano, 4 – 22 ottobre 2016, Prefazione al catalogo)
Leggi
Chiara Gatti, 2016
«Anche il portato dell’erudizione architettonica ritorna
una cosa vista: gli ornamenti di bronzo sul marmo dei
capitelli, i mattoni rossi, il bugnato; tutto è rozzo e puerile,
ma, per illusione, urgente e come tangibile. E certi
toni circolano rossi, marrone, giallo, bruni, e bianchi,
macchiati direttamente del chiaroscuro: puzza di bruciaticcio
caravaggesco»…
(Palazzo della Permanente, Milano, 4 – 22 ottobre 2016, Prefazione al catalogo)
Leggi
Monografie
“Dipinti 1955 – 1982”, a cura di SILVIO ZANELLA, con antologia critica e scritti dell’artista. Civica Galleria d’Arte Moderna di Gallarate, 1982.
“Cicli della materia, 1983 – 1988”, a cura di SANDRO PARMIGGIANI, con antologia critica e scritti dell’artista. Comune di Cavriago e Amministrazione Provinciale di Reggio Emilia, 1989.
“Giancarlo Ossola e Villa Arconati”, con scritti di CESARE DE SETA E GIAN ALBERTO DELL’ACQUA, Milano, Edizioni Fabbri, 1989.
“Giancarlo Ossola, Opere 1955 – 1993”, a cura di MARCO GOLDIN con scritti del curatore, di ELENA PONTIGGIA, dell’artista e antologia critica. Conegliano, Edizioni Marini, 1993.
“Tempere 1974 – 1992”, a cura di MARINA DE STASIO, Piacenza, Edizioni Centenari, 1994.
“Interni 1977 – 1996”, a cura della Galleria Credito Valtellinese, con prefazione di GIOVANNI RABONI, scritti dell’artista e antologia critica. Sondrio, Palazzo Sertoli, dicembre 1996 – gennaio
1997.
“Giancarlo Ossola. L’inquietudine dello spazio.”, a cura di CRISTINA SISSA, Milano, Museo della Permanente, 2016.