Forma-pittura: i colori rientrano nella materia monocroma; nostalgia e stupore avvolti di carne la deformano. La guida razionale e intuitiva della psiche individua spazi e forme intelligibili, adeguate all’espressione, alla manifestazione di un “tutto” proposto alla visione nel tentativo di penetrare, senza escludere dal processo creativo incertezze e cancellazioni.
L’immagine si forma su un territorio figurale continuamente mutante, ribollente di annotazioni, tracce e indizi; vuole ancora offrire un’avventura allo sguardo; un’avventura sui generis stimolata dai moti più segreti e dall’anelito sempre inappagato e ambizioso a verità ultimative. Un racconto di come siamo oggi e non siamo mai stati prima. Una testa sfuggente, con valenze e deformazioni infinite. Un segno presenza. Solo un accenno là dove non si può fare di più. Sapersi fermare. Un oggetto che sgorga spontaneamente da uno stato quasi medianico. Poi una scena per il tutto. Un fondo insondabile. Il “fare”, l’”accadere”, mascherano oggi il contenuto più riposto dell’arte. Dimenticare semplicemente nozioni, teorie, la babele della cronaca estetica, l’assedio demenziale delle immagini effimere. Distinguere, selezionare, cautelarsi. Restringere il campo. Meditare furiosamente. Collegarsi, fra le difficoltà, alla sostanza che ha alimentato la pittura di sempre. Osservare ciò che accade lentamente. Cercare di penetrare il microcosmo che è nelle immediate vicinanze. Procedere per tentativi, non trascurare semplici segnali. Tirare in ballo il passato per annotare ciò che a noi resta, dopo le chirurgie del tempo. Tentare di fare il punto. La pittura è una pianta rara che cresce su un terreno privilegiato. Conservare e accudire la propria libertà e proteggere a propria identità. Stimolo, esigenza, ambizione, piacere della pittura. Impresa ardua, incerta, ma la sola, credo, interessante per un pittore.
Giancarlo Ossola
(Milano, 5 maggio 2006, “Il futuro della tradizione” 45′ Premio Suzzara a cura di Bruno Bandini, Claudio Cerritelli , Luigi Sansone)